Firdaus Dhabhar della School of Medicine della Stanford University ha monitorato la traiettoria delle cellule del sistema immunitario in risposta a stress di ore o in risposta a minacce immediate e ha tracciato, con grande dettaglio, come gli ormoni scatenati dallo stress aumentano la risposta immunitaria. La ricerca, pubblicata sul Journal of Psychoneuroendocrinology, è stata condotta sui ratti e prova che la risposta immunitaria e’ accresciuta, e non soppressa come si credeva, dalla risposta chiamata “fight-or-flight” (combatti o scappa). Una triade di ormoni dello stress influisce sulle principali sottopopolazioni delle cellule del sistema immunitario, offrendo anche la prospettiva di poter manipolare i livelli ormonali per migliorare il recupero di pazienti sottoposti a interventi o le risposte ai vaccini. Lo stress cronico, pero’, quello che dura settimane e mesi, ha effetti deleteri, tra cui la soppressione della risposta immunitaria. Sottoponendo topi da laboratorio a lievi stress si e’ assistito a una mobilitazione massiccia di vari tipi di cellule del sistema immunitario nel sangue e poi, nel giro di un paio d’ore, anche su pelle e altri tessuti. In particolare, a provocare questa ‘migrazione’ sono stati tre ormoni rilasciati dalle ghiandole surrenali (norepinefrina, epinefrina e corticosterone, l’equivalente nei ratti del cortisolo umano) in quantita’ e tempi diversi, in risposta allo stress. La risposta e’ simile in tutti gli animali. “Ulteriori studi saranno necessari anche su soggetti umani – ha detto Firdaus Dhabhar – che speriamo di condurre, prima che queste applicazioni possano essere effettivamente utilizzate”.
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