Pesca più sostenibile, un’occasione mancata
L’Europarlamento approva quattro testi che chiedono una pesca più sostenibile nei mari europei. Ma in extremis la posizione finale dell’Aula cede agli enormi interessi della pesca intensiva. Zanoni (IdV): “Ha prevalso in parte la miope visione di chi vuole mantenere ad ogni costo lo status quo e continuare condannare il nostro mare e l’intero settore della pesca a morte certa”
Il Parlamento europeo ha approvato quattro relazioni che mirano ad una pesca europea più efficiente e sostenibile. Tuttavia un emendamento, approvato per pochi voti, vanifica gli sforzi fatti per obbligare i Paesi membri ad applicare politiche di salvaguardia degli stock ittici. Andrea Zanoni (IdV): “Per questo motivo ho votato contro la relazione sulla riforma della politica comune della pesca: abbiamo bisogno di una riforma coerente e coraggiosa che permetta uno sfruttamento realmente sostenibile
delle risorse marine, non di un testo annacquato che non crea prospettive per il futuro”.
“Oggi in quest’aula ha prevalso, per pochi voti, la miope visione di chi vuole mantenere ad ogni costo lo status quo e continuare condannare il nostro mare e l’intero settore della pesca a morte certa”, attacca Zanoni criticando quanti hanno votato l’emendamento presentato da 40 deputati del PPE, tra cui alcuni italiani (Crescenzio Rivellini, Amalia Sartori, Vito Bonsignore, Potito Salatto, Giuseppe Gargani, Raffaele Baldassarre, Carlo Casini, Alfredo Antoniozzi, Giovanni La Via, Licia Ronzulli, Marco Scurria) che non pone limiti certi alla quantità del pescato. “Non passa settimana senza che i giornali delle regioni mediterranee d’Italia riportino casi di sequestri della Guardia costiera relativi a pescati illegali di tonno anche di piccolissime dimensioni. In questo modo alcune specie ittiche sono destinate a scomparire per sempre dai nostri mari con serie ricadute anche sull’economia di settore”.
Zanoni invita infatti a “sgombrare il campo da ogni strumentale contrapposizione tra pescatori e ambientalisti perché siamo tutti dalla stessa parte: più pesci nei nostri mari equivale a più posti di lavoro per i pescatori europei”. “La riforma della Politica comune della pesca è una scelta necessaria e non più rinviabile. In Europa peschiamo troppo e, spesso, peschiamo male”.
Il Parlamento europeo ha approvato due relazioni legislative in prima lettura (Relazione sull’organizzazione comune dei mercati di Struan Stevenson e Relazione sulle misure nei confronti di paesi che consentono la pesca non sostenibile pesca di Pat the Cope Gallagher ) e due risoluzioni non legislative (Relazione sulla riforma della Politica della pesca comune PCP di Nils Torvalds e obblighi di comunicazione nella PCP).
Tra le misure positive chieste dall’Aula, rientrano piani di gestione pluriennali, un preciso calendario con sanzioni per gli Stati membri che non forniscono dati affidabili, un impegno per ridurre le catture accidentali promuovendo, ad esempio, l’uso di attrezzature da pesca più selettive, organizzazioni di pescatori più forti e adeguatamente finanziate nonché una maggiore informazione al consumatore tramite etichette per i prodotti ittici freschi che indichino, fra l’altro, la data di sbarco.
“Dagli sgombri nel Mar del Nord al tonno rosso nel Mediterraneo, lo stato di emergenza in cui versano gli stock ittici europei non è masi stata così grave – conclude l’Eurodeputato – Purtroppo oggi il Parlamento europeo si è piegato alla volontà dei grossi gruppi d’interesse che stanno dietro la pesca intensiva”.
On. Andrea Zanoni
fonte. Accademiakronos.it
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