LE STANGATE DOPO L’ESTATE
L’hanno battezzata ‘stangata d’autunno’, ed è il frutto degli ultimi rincari dell’energia e delle manovre finanziarie dei mesi passati, che fanno sentire in questo periodo i propri effetti. Si parte dal conguaglio dell’Imu (introdotta nel 2012 al posto dell’Ici), che in quasi tutte le città si annuncia più caro del primo acconto di giugno: un aumento di quasi il 20% rispetto al 2011.
Complessivamente, alla fine dell’anno la lista delle voci per cui gli aumenti superano nettamente il tasso di inflazione è davvero lunga. “Fare la spesa sarà più caro di 550 euro l’anno stima il Codacons, che prevede aumenti di fine estate tra il 5 e il
10%”, evidenzia Antonio Coviello dell’Istituto di ricerche sulle attività terziarie (Irat) del Cnr di Napoli. “Sul costo dei prodotti incide quello, in costante crescita, dei carburanti e i nuovi rincari potrebbero ridurre ulteriormente la capacità di spesa dei cittadini: benzina, acqua, luce, gas gli aumenti già annunciati che gli italiani riscontreranno nelle prossime bollette. Per i possessori di auto e moto poi una crescita dei costi complessivi per il mantenimento (bollo, costi d’acquisto, autostrada, assicurazione, ecc.) di ben più del 15% rispetto all’anno scorso. Circa 600 euro l’anno per ogni auto posseduta; in pratica, un raddoppio della spesa nell’ultimo ventennio”.
Anche utilizzare i mezzi pubblici costerà caro, visto che si profila l’aumento del prezzo del biglietto degli autobus. “A incidere pesantemente sulla spesa delle famiglie italiane è anche il taglio dei fondi statali nei confronti degli enti locali”, prosegue il ricercatore dell’Irat-Cnr. “Tra il 1996 e il 2011, infatti, il gettito riferito alla tassazione locale è più che raddoppiato: +114,4%. In questo lasso di tempo, le entrate fiscali di regioni, province e comuni sono passate da 47,6 a 102 miliardi di euro, secondo i dati forniti dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Ciò significa che è aumentata la quota dell’utente finale”.
Giova ricordare che le principali imposte locali regionali che gravano su cittadini e imprese sono l’Irap (imposta regionale sulle attività produttive); l’addizionale regionale Irpef; la tassa automobilistica (bollo auto); l’addizionale regionale all’accisa sul gas naturale; la tassa sulle concessioni regionali; la tassa diritto studio universitario: aumentate tutte nel giro di pochi mesi. E proprio sul tema formazione, l’inizio dell’anno scolastico registra anche l’aumento dei libri di testo.
Le imposte più significative applicate dalle province, invece, sono l’imposta sulle assicurazioni Rc auto (+3,5%); l’imposta provinciale di trascrizione (autoveicoli, camion e rimorchi); l’addizionale provinciale sul consumo di energia elettrica (diverso da abitazioni); il tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente. Infine, le più importanti in capo ai comuni oltre l’Imu, risultano essere la Tarsu/Tia (tassa sui rifiuti, ove sono previsti ulteriori aumenti e tariffe più care); l’addizionale comunale Irpef; la tassa occupazione spazi e aree pubbliche; l’imposta comunale sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni; l’addizionale sul consumo di energia elettrica (abitazioni).
“La conseguenza di tali gravose imposte, ha suggerito un nuovo Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) allo studio del Governo che metta sul piatto della bilancia la casa e la ricchezza finanziaria delle famiglie, per ‘pesare’ in modo più preciso le situazioni di bisogno”, conclude Coviello. “Nelle simulazioni effettuate dal Caf-Acli su pensionati, lavoratori dipendenti e autonomi, viene misurato l’effetto del nuovo indicatore, che – in molti casi – dà valori più alti rispetto a quello attuale e chiama gli enti locali ad adeguare le soglie d’accesso e le politiche sociali”.
U.S.
Fonte: Antonio Coviello , Istituto di ricerche sulle attività terziarie-cnr