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L’Italia consuma meno energia, ma non è segno di efficienza energetica
Il consumo energetico del sistema industriale italiano è calato, in termini assoluti, dal 2010, ma è il sintomo della minore produzione più che del miglioramento dell’efficienza energetica delle aziende. In Italia si consumano per il 70% gas naturale ed energia elettrica. Risorse in gran parte da importare, il che incide negativamente sul vantaggio competitivo del nostro Paese. Questi i risultati emersi da uno studio redatto, su dati del ministero dello Sviluppo economico, dal Centro di ricerche su sostenibilità e valore della Bocconi (Cresv), in collaborazione con Accenture.
Secondo la ricerca, l’industria italiana, quando nel 2007 è cominciata la crisi, mostrava una buona efficienza, con un indice di intensità energetica (il rapporto tra consumo lordo di energia e pil) in linea con la media europea e in posizione migliore rispetto a paesi come Germania, Spagna e Francia. Fino al 2010, tale situazione è rimasta invariata ma, a fronte del parziale miglioramento di altri paesi, in Italia non sono stati compiuti significativi passi in avanti.
Oltretutto, il nostro paese sconta lo svantaggio legato alla composizione dei consumi, fortemente indirizzata su gas naturale ed energia elettrica di derivazione estera, con le imprese nostrane che, al 2009, pagavano al lordo delle imposte 16,77 centesimi di euro al KWh, contro un prezzo medio di 12,72 per l’Europa a 27. Evidenze che, sottolinea la ricerca, renderebbero necessario investire in modo deciso e rapido sul tema dell’efficienza energetica.
Un’esigenza confermata anche dalla seconda parte dello studio, nella quale sono state
analizzate le caratteristiche di 68 aziende certificate Emas. Anche tra questo tipo di aziende, che rappresentano delle best practice per efficienza, i dati sul quadriennio 2007-2010 non mostrano miglioramenti evidenti. “Tutto ciò impone la necessità di trasmettere un forte segnale alle imprese italiane”, spiega Francesco Perrini, direttore del Cresv Bocconi. “Queste devono guardare all’efficienza energetica non come a un target da perseguire unicamente per aderire agli standard richiesti dal governo o da entità sopranazionali, bensì come una leva di sviluppo, uno strumento di creazione di valore”.
Per spronare le imprese italiane il gruppo di ricerca ha stilato un manifesto (http://www.stampa.unibocconi.it/editor/archivio_pdf/manifesto20120918164222.pdf), che suggerisce 18 azioni da intraprendere: tra l’altro, la necessità di una detassazione delle imprese che implementino progetti di efficienza energetica; un sistema di incentivi che premi le riduzioni a parità di fatturato; una centralizzazione dei processi autorizzativi che semplifichi i percorsi burocratici.
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