Data: 17/10/2012
Canale: Beni Culturali
Autori: P. Giaquinto, M. Maffioletti
Lungo la via Appia, nel cuore della Campania, tra le colline e il mare, sorge Sessa Aurunca, al centro di un’eccezionale scoperta che ha destato, da tempo, l’interesse di storici geologi e archeologi.
Il Paese sorge nel sito dell’antica colonia latina di Suessa e le rovine dell’imponente teatro Romano che poteva contenere più di 6000 spettatori, i preziosi reperti, ne testimoniano ancora oggi la grandezza. Fuori dal paese, una strada selciata romana termina sulla spiaggia.
Seguiamo le tracce di questa strada insieme ad alcuni geologi dell’ENEA che effettueranno una immersione a 300 metri dalla riva.
Qui, a soli 3 metri di profondità sono stati scoperti resti archeologici che lasciano supporre che la strada romana arrivasse sin lì. Più a largo, a 10 metri di profondità, sono stati ritrovati imponenti massi cubici di circa 3 metri, che confermano l’esistenza di un porto, testimonianza dello sviluppo dell’antica colonia romana verso il mare e della sua importanza commerciale nel Mediterraneo.
Carmine Minopoli, ENEA
“Ci troviamo lungo le pendici occidentali del monte Massico nel territorio comunale di Sessa Aurunca per una convenzione che il Comune ha voluto stipulare con ENEA per valorizzare il suo territorio sia per la parte sommersa che nella parte emersa.
Questo territorio ha una particolarità cioè la colonia di Sinuessa dall’epoca romana a oggi ha subito uno sprofondamento dovuto probabilmente a cause vulcano-tettoniche. Per cui l’incarico dell’ENEA è stato di georeferenziare le evidenze di epoca romana e di ubicarle antistante il fondale omonimo.“
Nel laboratorio di Chimica Ambientale del Centro Ricerche ENEA di Portici, è stato così avviato uno studio che, analizzando gli antichi tracciati viari e le opere marittime lungo il litorale, cercherà di ricostruire i fenomeni che hanno portato allo sprofondamento delle strutture portuali dell’antica colonia.
Le caratteristiche del sito, la torbidità delle acque dovuta agli apporti fluviali, rendono le indagini di particolare complessità, richiedendo l’utilizzo di tecnologie di alta precisione e di strumentazione di misura dedicata all’ambiente marino.
Carmine Minopoli, ENEA
“L’ENEA si propone, in un eventuale ampliamento del progetto, di mettere a punto le nuove tecnologie quali rov o rilievi in 3d dei fondali, per valorizzare questa area particolare ed evidenziare a più ampio spettro la morfologia dei fondali.”
L’obiettivo è quello di fornire al Comune gli strumenti per tutelare il sito archeologico sommerso e, nel contempo, di renderlo fruibile al pubblico attraverso un percorso subacqueo, così come prescrive la Convenzione del 2001 dell’UNESCO, che prevede la conservazione del patrimonio culturale sommerso nei siti di ritrovamento.
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