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Quali prospettive di lavoro nel pieno della crisi e funzione della PA.
Sia con governi tecnici che naturali, nel momento delle decisioni e delle scelte importanti che potrebbero arrecare sviluppi e comunque cambiamenti positivi allo stallo della crisi, puntualmente questo processo si interrompe.Oltre l’ottimismo della volontà ci vuole anche una grande pazienza per ripartire di nuovo a confrontarci con una crisi di Governo. Basti pensare che in ventitrè anni di Governi ne sono nati e spenti circa quindici, pochissimi di morte naturale alla fine di una legislatura, quasi tutti soppressi per l’affollarsi di contrastanti e provvisoriamente urgenti interessi. Ad ogni crisi il rimpianto per le cose non fatte si è confuso con la tenace speranza
che con il prossimo esecutivo si sarebbe potuto contare su quel coraggio riformista che è stato il vero ingrediente mancante di tutte le nostre ricette politiche.
Oggi che alla crisi di un Governo “tecnico” (anche di questa specie se ne sono viste parecchie) si accompagna anche la fine della legislatura e il rinnovo di importanti cariche, dalla più alta del Capo dello Stato sino al Sindaco della Capitale e giù di lì per grandi Regioni, è più che mai necessario non perdere la bussola e individuare alcuni grandi temi ineludibili che possano far da guida all’indispensabile ripensamento del settore pubblico che costa mediamente 13.000 euro per abitante ogni anno e attraverso cui passa più della metà del PIL.
FORUM PA 2013, che è in programma dal 28 al 30 maggio prossimi al Palazzo dei Congressi di Roma, può divenire in questo contesto, se sappiamo usarlo con intelligenza e lungimiranza, un’ occasione preziosa per verificare lo stato dell’arte, definire i percorsi di evoluzione, stimolare la politica a indicare con chiarezza obiettivi, tempi e strumenti.
Il nuovo FORUM PA, che cambia per aiutare il Paese a cambiare, si fonda infatti sulla consapevolezza della necessità, per uscire dalla crisi, di una sinergia di tutte le forze vitali del Paese, da mettere in rete in un progetto di innovazione sociale basato su un’alleanza stabile per lo sviluppo tra istituzioni, amministrazioni, mondo produttivo, forze sociali, associazionismo e organizzazioni del “privato sociale”. Questo obiettivo è reso ancor più leggibile anche dalla scelta della nuova sede: uno dei più prestigiosi palazzi dei congressi d’Europa, che testimonia la nuova centralità data al confronto, alla relazione, alla collaborazione.
Il nuovo FORUM PA sarà impostato su sei grandi temi che caratterizzeranno ciascuno una mezza giornata della manifestazione. Proviamo ad elencarli con la serena consapevolezza che una crisi politica drammatica, una campagna elettorale incandescente e un esito politico attualmente imprevedibile ci separano dal prossimo maggio. Purtuttavia i pilastri che proponiamo difficilmente potranno essere elusi da chiunque siederà a palazzo Chigi o a Palazzo Vidoni. Da oggi apriamo quindi un cantiere per preparare questo confronto, vediamone insieme gli aspetti fondamentali:
1. Quale PA per quale Paese? È necessario immaginare nuovi modelli e nuovi perimetri per una PA che recuperi dignità, ma dia spazio alla società civile, ai mercati, alla grande opportunità della sussidiarietà orizzontale in un processo che deve essere basato sui quattro grandi principi dell’autonomia, della responsabilità, della trasparenza, della partecipazione.
2. Le condizioni dello sviluppo: partendo dai territori è importante mettere al centro un’alleanza efficace tra istituzioni, amministrazioni, imprese e terzo settore, mondo finanziario.
3. La costruzione dell’Italia Digitale: l’Agenda Digitale non è una politica come un’altra, ma deve essere l’asse portante dello sviluppo sostenibile: la nuova Agenzia per l’Italia digitale presenta il piano strategico e propone il percorso per l’innovazione nella PA e nel Paese.
4. Le smart city in Italia e nel mondo: il piano per le comunità intelligenti, basate sull’uso strategico delle tecnologie per garantire buoni servizi, trasparenza, partecipazione e coesione sociale, ha visto un numero importante di città impegnate in piani che vanno però definiti e trasformati in progetti operativi.
5. L’innovazione nella sanità: la tutela della salute, oltre ad essere un diritto costituzionale, impegna oltre il 7% del PIL e chiede pesanti sforzi anche alle famiglie. Le politiche e le tecnologie innovative possono essere decisive per una sanità che funzioni meglio e rispetti i limiti imposti dalla finanza pubblica. È però necessario guardare ai migliori esempi internazionali e rafforzare una regia unitaria.
6. La nuova programmazione europea 2014-2020: alle soglie di una nuova stagione di impiego dei fondi europei è necessario far tesoro degli insegnamenti della programmazione 2007-2013, verificare i risultati dei progetti più significativi, acquisire le nuove logiche della programmazione placebased, dare spazio all’esposizione dei progetti transnazionali più promettenti.
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