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Nuovo rapporto FAO/OCSE – Nel prossimo decennio crescita più lenta della produzione agricola
Aumenterà invece la posizione di mercato dei paesi in via di sviluppo, in particolare della Cina
Pechino- Roma, 6 giugno 2013– Secondo il nuovo rapporto congiunto FAO/OCSE The OECD-FAO Agricultural Outlook 2013-2022, (“Prospettive Agricole” n.d.t.) pubblicato oggi, nel prossimo decennio la produzione agricola globale crescerà in media dell’1,5% l’anno, a fronte di una crescita annua del 2,1% registrata tra il 2003 e il 2012.
La limitata espansione della terra coltivata, l’aumento dei costi di produzione, la pressione crescente sulle risorse e sull’ambiente sono i principali fattori alla base di questa tendenza. Il rapporto sostiene tuttavia che l’offerta di materie prime agricole dovrà tenere il passo con la domanda globale.
Il rapporto Agricultural Outlook2013-2022 prevede che i prezzi, sia dei prodotti agricoli che di quelli di
origine animale, nel medio termine rimarranno al di sopra dei valori medi storici, questo a causa della crescita più lenta della produzione e di una domanda più sostenuta, anche di biocarburanti.
Secondo il rapporto l’agricoltura è diventata un settore sempre più trainato dal mercato, piuttosto che dalle politiche, come in passato, e questo offre ai paesi in via di sviluppo importanti opportunità d’investimento e benefici economici, in considerazione della loro accresciuta domanda alimentare, del conseguente potenziale per un’espansione della produzione e per i loro vantaggi comparativi in molti mercati globali.
Tuttavia, il calo della produzione, la volatilità dei prezzi e le perturbazioni dei mercati restano una minaccia per la sicurezza alimentare globale. “Fino a che le scorte alimentari nei principali paesi produttori e consumatori rimarranno basse, il rischio di volatilità dei prezzi è amplificato”, avverte il rapporto. “Una siccità diffusa, come quella del 2012, in aggiunta a scorte alimentari limitate, potrebbe far aumentare i prezzi del 15-40%”.
La Cina, con un quinto della popolazione mondiale, con una crescita del reddito elevata e un settore agro-alimentare in rapida espansione, avrà una grande influenza sui mercati mondiali, e su questo trend il rapporto concentra la sua attenzione. La Cina dovrebbe rimanere autosufficiente per quanto riguarda le principali coltivazioni alimentari, anche se si prevede che nel prossimo decennio la produzione rallenterà a causa della crescente pressione sulle risorse idriche, sulla terra disponibile e sulla manodopera rurale.
Alla presentazione del rapporto congiunto, avvenuta oggi a Pechino, il Segretario Generale dell’OCSE, Angel Gurría, ha dichiarato: “Le prospettive per l’agricoltura globale sono relativamente positive, con una forte domanda, un’espansione del commercio e prezzi elevati. Ma questo quadro presuppone una ripresa economica duratura”. “Se non riusciremo a imprimere una svolta all’economia globale, gli investimenti e la crescita in agricoltura ne soffriranno e la sicurezza alimentare potrebbe esserne compromessa”.
“I governi devono creare un ambiente favorevole per la crescita e il commercio”, ha aggiunto. “Le riforme agricole sono state centrali in Cina per ottenere i notevoli progressi fatti dal paese nella direzione di un’espansione della produzione e del miglioramento della sicurezza alimentare nazionale.”
Il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, nel suo intervento ha dichiarato: “Prezzi alimentari sostenuti sono un incentivo ad aumentare la produzione. E dobbiamo fare del nostro meglio per assicurare che siano gli agricoltori poveri a beneficiarne. Non dimentichiamo che il 70% della popolazione che soffre d’insicurezza alimentare vive nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo e che molti di essi sono piccoli contadini che praticano un’agricoltura di sussistenza”.
Graziano da Silva ha poi proseguito: “La produzione agricola della Cina ha fatto straordinari passi. Dal 1978, il suo volume è quasi quintuplicato e il paese ha compiuto progressi significativi verso la sicurezza alimentare. La Cina è sulla buona strada nel raggiungimento del primo obiettivo di sviluppo del millennio di ridurre la fame.
Ma mentre la produzione della Cina si è ampliata e sono migliorati i livelli di sicurezza alimentare, alcune questioni concernenti l’ambiente e lo sfruttamento delle risorse richiedono maggiore attenzione. Anche l’espansione del settore zootecnico potrebbe trovarsi di fronte una serie di sfide da affrontare. Siamo felici di lavorare con la Cina per trovare insieme soluzioni valide e durature”.
La crescita nei Paesi in via di sviluppo
Il consumo dei principali prodotti agricoli, trainato dall’incremento demografico, da redditi più elevati, dall’urbanizzazione e dal cambiamento delle abitudini alimentari, aumenterà più rapidamente in Europa orientale e in Asia centrale, seguite dall’America Latina e da altre economie asiatiche.
La quota di produzione globale proveniente dai paesi in via di sviluppo continuerà ad aumentare, via via che gli investimenti nei rispettivi settori agricoli restringeranno il divario di produttività con le economie avanzate. Si prevede che nel corso dei prossimi 10 anni i paesi in via di sviluppo rappresenteranno l’80 per cento della crescita della produzione globale di carne, e che da qui al 2022 saranno responsabili di buona parte della crescita del commercio, ad esempio della maggior parte delle esportazioni mondiali di cereali, riso, semi oleosi, oli vegetali, zucchero, carne bovina, pollame e pesce.
Per riuscire ad ottenere una quota di questi benefici economici, i governi dovranno investire nel settore agricolo per incoraggiare l’innovazione, aumentare la produttività e migliorare l’integrazione nelle catene di valore aggiunto, sottolinea il rapporto.
Le politiche agricole dovranno affrontare la volatilità intrinseca dei mercati delle materie prime con migliori strumenti di gestione dei rischi, garantendo nello stesso tempo l’uso sostenibile della terra e delle risorse idriche e riducendo la perdita e lo spreco di cibo.
Prospettive per la Cina
Secondo il rapporto la crescita dei consumi in Cina supererà la sua crescita produttiva di circa lo 0,3% l’anno, indice di un’ulteriore seppure modesta apertura del settore agricolo del paese. Nel corso dei prossimi dieci anni si prevede che le importazioni di semi oleosi aumenteranno del 40%, raggiungendo una quota pari al 59% del commercio mondiale.
Continueranno ad espandersi sia il settore lattiero-caseario che quello delle carni, e questo si tradurrà in maggiori importazioni di cereali foraggeri. Da qui al 2022 la Cina diventerà il più grande consumatore a livello mondiale di carni suine su base pro capite, superando l’Unione europea, ed il paese dovrebbe riuscire a mantenere il primato a livello mondiale nel settore dell’acquacoltura con il 63% della produzione globale, rimanendo il maggiore esportatore di pesce.
La Cina riuscirà a rimanere autosufficiente per quanto riguarda le principali colture alimentari, anche se la crescita della produzione si prevede rallenterà nel prossimo decennio. Secondo il rapporto tuttavia dovrebbero essere attentamente monitorati e affrontati alcuni fattori d’incertezza, per esempio la sostenibilità di livelli di crescita economica così elevati, la pressione sulle risorse, il degrado del territorio, l’esaurimento delle risorse idriche, e una maggiore variabilità della produzione a causa del cambiamento climatico.
Secondo le stime della FAO, la sicurezza alimentare in Cina è migliorata, con il numero dei sottonutriti calato dal 1990 ad oggi di quasi 100 milioni di unità, nonostante la popolazione sia cresciuta di 200 milioni. Garantire la sicurezza alimentare dei circa 158 milioni di persone ancora denutriti rimane una sfida importante, avverte tuttavia il rapporto.
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