Scienze e società

Invecchiamento attivo e in buona salute.C’è ancora da fare

Terza età: anziani sempre più in difficoltà ma si allunga l’attesa di vita e se ne può migliorare la qualità

Il  Rapporto PASSI d’Argento: la fotografia dell’ISS sugli ultra 64enni italiani

L’Italia è il Paese in cui si vive più a lungo in Europa, ma non tutti gli anni di vita guadagnati  sono in buona salute, anzi gli indici internazionali ci dicono che c’è ancora molto da fare anche rispetto agli altri Paesi .

La rete di sorveglianza PASSI d’Argento, promossa dal Ministero della Salute e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità – CNESPS, attiva a livello di Asl e Regioni, presenta il 26 settembre all’ISS i risultati dell’ultima rilevazione nell’ambito del convegno focalizzato sulla strategia internazionale di invecchiamento attivo e in buona salute (“Active and healthy ageing”).  I risultati si riferiscono ad un campione di  circa 24.000 ultra64enni in 18 regioni italiane e la PA di Trento, intervistati a casa propria (al telefono o di persona) dagli operatori della propria struttura territoriale di assistenza sanitaria o sociale.

I dati disegnano innanzitutto le caratteristiche anche sociali della popolazione target dell’invecchiamento 

attivo. Circa il 60% degli intervistati dichiara di avere difficoltà economiche, il 20% vive da solo, il 51% riceve aiuto nelle attività principali della vita quotidiana.  Il 9% della popolazione intervistata fuma e circa il 19% ha un consumo di alcool considerabile a rischio.  Il 38% dichiara di non essere stato vaccinato contro l’influenza nell’ultima stagione.

Salute

Anche tenendo conto delle differenze di età e sesso fra popolazioni di regioni “più e meno vecchie”, vi sono notevoli diversità. In media le persone che hanno difficoltà in 2 o più attività quotidiane (come usare il telefono, prendere le medicine, fare compere, cucinare o riscaldare i pasti, prendersi cura della casa e altro) sono il 37% con un gradiente dal 27% per le regioni del Nord Italia, all 34% al Centro e al 49% nel Sud e Isole. Le persone con disabilità (non in grado cioè di muoversi da una stanza all’altra, lavarsi, farsi il bagno o la doccia, vestirsi, mangiare, essere continenti, usare i servizi igienici autonomamente) sono in media il 16% con un gradiente Nord-Sud dal 12% al 22%.  Una proporzione di circa il 14% non vede bene, una quota del 18% ha problemi di udito e un 15% di masticazione. Il 60% degli intervistati dichiara di essere iperteso.  Il 64% soffre di almeno una malattia cronico-degenerativa (33% malattie cardiovascolari, 13% tumori, 20% diabete, 25% malattie respiratorie croniche) di queste patologie e ben il 13% di 3 o più anche queste con forti differenze fra regioni (ancora con un gradiente geografico dal  10% per le regioni del Nord Italia, al 13% al Centro e al Sud e Isole del 17%.) ma prima di tutto per età, dove la fascia degli ultra64enni più giovani (65-74 anni) rispetto agli altri (75 e più anni) mostra delle prevalenze molto differenti (9% vs 17%).

Stili di vita

I due gruppi di età sono differenti anche per frequenza di sintomi di depressione, inoltre le donne li riportano più frequentemente rispetto agli uomini (26% vs 14%).  La depressione si associa al rischio di isolamento sociale e alla mancanza di attività fisica. La mancanza di attività fisica è tanto diffusa e grave quanto modificabile. Utilizzando un metodo appositamente messo a punto da oltre 20 anni per gli ultra64enni, PASSI d’Argento rileva nel nostro Paese una situazione estremamente varia con un valore di attività fisica massimo in Valle d’Aosta e un minimo in Campania. Nella popolazione considerata è noto che l’attività motoria è correlata direttamente alle condizioni complessive di salute, in particolare allo sviluppo di osteoporosi e al rischio di cadere.  Le cadute nei 30 giorni prima dell’intervista sono state riferite dall’11% delle persone , ma si verificano in circa 1 persona su 4 del gruppo di ultra64enni con disabilità a rischio di  conseguenze catastrofiche facilmente immaginabili per la qualità di vita delle persone coinvolte. Rispetto alla rilevazione precedente la frequenza delle cadute non si è ridotta né d’altro canto è aumentato l’applicazione domestica delle misure di prevenzione delle cadute (maniglioni, tappeti anti-scivolo e altri) la cui presenza si rileva in misura insufficiente nelle abitazioni.

Prevenzione

Molte delle condizioni di rischio per la popolazione “anziana” si possono contrastare con adeguate attività di prevenzione o di cura, prevenendo opportunamente alcuni fattori di rischio e favorendo l’invecchiamento attivo.  Il 75% degli intervistati dichiara facilità di accesso al medico di medicina generale, mentre tale proporzione diminuisce se riferita ai servizi della propria ASL (66%).

La prevenzione delle cadute, della perdita di vista e udito, il controllo della pressione arteriosa, la promozione dell’attività fisica sono oggi perseguibili con interventi di provata efficacia.

La sorveglianza PASSI d’Argento in questi anni di sperimentazione ha permesso non solo di descrivere alcune  condizioni di salute o di malattia della popolazione ultra64enne, ma è anche uno strumento per valutare da parte degli operatori sanitari la diffusione delle misure di prevenzione e di promozione della salute, come riferiti dai propri assistiti. In tale maniera il PASSI d’Argento potrà essere uno strumento essenziale per monitorare il raggiungimento dell’obiettivo condiviso con l’Europa per il 2020 di aumentare di ulteriori due anni l’attesa di vita in buona salute.

In Europa

Una recente classifica mondiale sul carico di malattie (global burden of diseases, pubblicato su Lancet) nei diversi Paesi, infatti, ha collocato l’Italia al secondo posto per attesa di vita, dopo il Giappone, ma al primo in Europa. Rispetto alla stessa valutazione fatta venti anni prima, l’Italia ha scalato positivamente la classifica (eravamo terzi) a fronte di una spesa sanitaria relativamente contenuta, mentre altri importanti Paesi hanno perso terreno anche con costi maggiori. Gli italiani possono aspettarsi di vivere a lungo, ma è importante che gli anni guadagnati siano nel migliore stato di salute possibile.  A livello europeo è stato sviluppato un indicatore per misurare il grado di invecchiamento attivo ed in buona salute della popolazione oltre i 64 anni di età e secondo tale indicatore, nel 2012, l’Italia si classifica solo quindicesima (su 27).  L’obiettivo della strategia intersettoriale europea Active and Healthy Ageing è di ridurre di almeno 2 anni la disabilità che accompagna gli ultimi 10-15 anni di vita dei nostri anziani entro il 2020.  Per quanto sia scontato che l’invecchiamento attivo sia frutto di scelte fatte in tutte le fasi della vita, in Italia esistono ampi margini di miglioramento anche oltre i 64 anni per far sì che gli anni di vita guadagnati siano anche in buona salute.