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I GIOVANI E L’AIDS
SINTESI DELLA RICERCA DOXA REALIZZATA PER CESVI:
1 GIOVANE SU 3 NON CONSIDERA L’AIDS UN RISCHIO REALE
GIOVANI ANCORA A RISCHIO. Contraddizioni e comportamenti che espongono a troppi rischi, è la fotografia del rapporto dei giovani con l’AIDS rilevata grazie a un’indagine realizzata dalla Doxa per il CESVI alla vigilia della Giornata Mondiale di lotta all’AIDS. A un primo sguardo le risposte appaiono rassicuranti per la maggior parte dei giovani intervistati tra i 16 e i 34 anni: le informazioni fondamentali riguardanti la pandemia che ancora oggi miete più vittime al mondo sono corrette. A una lettura attenta dei dati emerge un quadro allarmante: ancora troppi giovani sottovalutano i rischi della malattia e 1 su 3 pensa che in Italia l’HIV/AIDS‘esiste ma è tenuta sotto controllo e non fa quasi più vittime’. Mentre la maggioranza – più di 8 su 10 – individua con esattezza l’Africa come ‘il continente con la maggior concentrazione di malati di Aids’. A fronte di una larga fetta di giovani – 67% degli intervistati – che dichiara di aver sentito parlare dell’esistenza della malattia nel periodo dell’adolescenza (12-16 anni) per la prima volta, ci sono 2 giovani su 10 che non ne hanno mai sentito parlare a scuola.
AIDS E MEDIA: SE NE PARLA, SERVE MAGGIORE CHIAREZZA SULLA PREVENZIONE.
1 giovane su 5 è a rischio perché non ne ha sentito parlare a scuola e solo raramente sui media. Tv, stampa e internet attualmente sono i media dove i ragazzi e le ragazze sentono maggiormente parlare di HIV/AIDS, oltre il 50% indica di aver incontrato il tema spesso o qualche volta accendendo la Tv, sfogliando un giornale o navigando sul web. Meno della metà dichiara di sentirne parlare raramente o mai sui mezzi di comunicazione. Meno di un terzo (29%) dichiara di parlarne in famiglia, il 35% con gli amici e solo un quarto (26%) ha sentito un programma o una notizia alla radio riguardo alla diffusione della malattia.
Il 95% dei giovani intervistati ha le idee chiare su come si trasmette il virus: ‘attraverso lo scambio di liquidi corporei’ è la risposta che quasi tutti danno, ma un 10% pensa che anche i baci siano causa di contagio e un 9% anche attraverso l’uso degli stessi oggetti come ad esempio un bicchiere.
IL PRESERVATIVO SOLO PER 1 GIOVANE SU 2. L’informazione dei media non arriva a produrre chiarezza e allerta sulla prevenzione: in Italia un giovane su due non usa abitualmente il preservativo nelle proprie relazioni, nonostante sappia perfettamente che la via di trasmissione principale è quella sessuale. Solo 1 su 3 degli intervistati fa sempre uso del preservativo in ogni rapporto.Sono il 41% coloro che dichiarano di non usarlo perché hanno un partner fisso e si sentono sicuri, mentre il 7% ha rapporti occasionali quasi sempre senza proteggersi. Sono le donne a esporsi maggiormente ai rischi di contagio, la metà delle ragazze intervistate dichiara di non usare il preservativo perché si sentono rassicurate da una relazione stabile con un partner, in particolare nella fascia d’età 30-34 anni. Una convinzione questa tra i fattori di maggior esposizione al rischio di contagio – confermata dai dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla crescita in Italia delle nuove diagnosi tra le donne e nella fascia d’età 25-34 anni.
SOLO 1 SU 5 TRA I GIOVANISSIMI HA FATTO IL TEST. Tra i 16 e i 20 anni il Test dell’HIV è stato fatto solo da 1 ragazzo su 5, e complessivamente sono solo il 29% quanti si sono sottoposti al Test. E’ la fascia d’età 30-34 ani che utilizza di più questo metodo di verifica e diagnosi, il 37% dei giovani italiani, sebbene in Italia sia cresciuto negli ultimi sei anni il numero di coloro che arrivano al Test solo come conferma della malattia conclamata,ignorando la propria sieropositività. Il dato regionale registra una maggiore attenzione nel Nord Ovest dove il 36% degli intervistati dichiara di aver effettuato il Test, mentre nel Nord Est e nelle Sud e nelle Isole scende al 25%.
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