Maggior condivisione e organizzazione tra gli stati della Comunità Europea negli interventi sanitari rivolti ai cittadini migranti
Nell’ambito del Programma Cooperazione-Salute europeo sono state definiti alcuni dei bisogni ancora inevasi per il miglioramento della salute dei cittadini stranieri migrati in Europa (in particolare ecuadoriani, peruviani e boliviani). Ad esempio, con l’individuazione di percorsi preventivi, diagnostici e terapeutici per malattie endemiche e di alta frequenza nei Paesi di origine e pressoché sconosciute in Europa (p.es., la malattia di Chagas, la strongiloidiasi, la cisticercosi, ma anche la tubercolosi).
Lunedì 2 e martedì 3 dicembre,
presso l’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – Via La Masa, 19 – Milano
E’ in corso un Simposio internazionale (Better Health for Latin Americans in Europe) che vede la partecipazione di rappresentanti di Agenzie internazionali (l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione Internazionale per la Migrazione), di insigni esperti internazionali e nazionali di salute pubblica, di malattie parassitarie, tubercolosi e malattie croniche non trasmissibili. Sono inoltre presenti cittadini stranieri attualmente in Italia e organismi del terzo settore.
Il Simposio è l’atto finale per presentare e discutere i risultati di un progetto della Comunità Europea che ha visto il coinvolgimento di 7 nazioni (Italia, Spagna, Regno Unito, Olanda, Ecuador, Perù e Bolivia). Nell’ambito del Programma Cooperazione-Salute nel corso di tre anni sono state definiti alcuni dei bisogni ancora inevasi per il miglioramento della salute dei cittadini stranieri migrati in Europa (in particolare ecuadoriani, peruviani e boliviani).
“Il diritto alla salute per gli stranieri è garantito in modo ancora diverso tra gli Stati europei e spesso anche a livello regionale all’interno della stessa nazione – afferma Maurizio Bonati, coordinatore del progetto -. Sarebbe quindi auspicabile una maggior concordanza nella Comunità, sia per le politiche sanitarie che la definizione e condivisione di percorsi preventivi, diagnostici e terapeutici per malattie endemiche e di alta frequenza nei Paesi di origine e pressoché sconosciute in Europa (p.es., la malattia di Chagas, la strongiloidiasi, la cisticercosi, ma anche la tubercolosi).”
“Un fattore importante che gli Stati europei devono implementare per garantire una appropriata assistenza sanitaria alla popolazione straniera è il rapporto con le comunità locali, affinché un’adeguata e reciproca conoscenza delle caratteristiche socio-culturali e antropologiche possa favorire programmi e iniziative di informazione ed educazione sanitaria locale” sottolinea Valeria Confalonieri che ha collaborato al progetto.
“Per molti degli aspetti medico scientifici è necessario attivare studi e ricerche cooperative così che la conoscenza acquisita divenga parte della pratica assistenziale sia nei Paesi di origine che in Europa” conclude Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri.
IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.