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Il Louvre e l’Istituto di studi sul Mediterraneo antico del Consiglio nazionale (Isma-Cnr) delle ricerche organizzano assieme, nella nuova succursale del Louvre a Lens (inaugurata nel 2012), la mostra archeologica dal titolo ‘Les Etrusques et la Méditerranée: la cité de Cerveteri’.
All’interno della mostra, che verrà aperta al pubblico dagli inizi di dicembre fino al 10 marzo 2014, verranno esposte 400 opere: ceramiche, oggetti in metallo, vetro, sculture in pietra e terracotta, elementi architettonici in pietra, oreficerie, terracotte dipinte e utensile da lavoro provenienti dai musei di tutto il mondo, alcune delle quali ritrovate negli scavi di Cerveteri, l’antica Caere, una delle città etrusche più importanti.
“L’Isma-Cnr conduce scavi regolari nell’area urbana di Cerveteri sin dai primi anni ’80 del secolo scorso”, spiega Paola Santoro, direttore dell’Istituto. “La parte centrale del percorso espositivo è dedicata proprio all’età dell’oro dell’antica città etrusca, l’epoca arcaica, dove spiccano le scoperte effettuate dal Cnr, che ha indagato tutti i siti santuariali illustrati in mostra e contribuito, con le sue ricerche, alla ricostruzione dei vari aspetti della vita urbana: artigianato, urbanistica, culti, viabilità. All’Isma si deve anche la ricostruzione del quadro topografico generale del territorio ceretano”.
Oltre al Cnr e al Louvre, all’organizzazione della mostra hanno collaborato anche il ministero per i Beni e le attività culturali e il Palazzo delle Esposizioni a Roma, dove l’evento approderà ad aprile e continuerà fino al 20 luglio 2014.
Pubblicato su Plos One il nuovo studio sul Dna degli Etruschi,coordinato da Guido Barbujani e David Caramelli e realizzato in collaborazione con l’Itb-Cnr. Gli Etruschi non venivano dall’Anatolia, come sosteneva Erodoto, ma erano una popolazione stanziata da tempo in Italia, come aveva intuito Dionisio di Alicarnasso. E benché i toscani di oggi discendano per lo più da antenati immigrati in tempi più recenti, fra gli abitanti di Volterra e del Casentino si trovano ancora Dna identici a quelli degli Etruschi di 2500 anni fa. È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica ‘Plos One’, coordinato da Guido Barbujani, docente di genetica dell’Università di Ferrara e David Caramelli, docente di antropologia dell’Università di Firenze, e realizzato in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Milano. “Leggere nel Dna di persone così antiche è difficile”, spiega Guido Barbujani. “I pochi Dna finora disponibili non permettevano di dimostrare legami genealogici fra gli Etruschi e i nostri contemporanei. Lo scorso anno, il gruppo fiorentino di David Caramelli, è riuscito a studiare un numero maggiore di reperti ossei; così ci siamo resi conto che comunità separate da pochi chilometri possono essere geneticamente molto diverse fra
loro e abbiamo visto come l’eredità biologica degli Etruschi sia ancora viva, anche se in una minoranza dei toscani. Il confronto con Dna provenienti dall’Asia dimostra che fra l’Anatolia e l’Italia ci sono state sì migrazioni, ma che sono avvenute migliaia di anni fa, nella preistoria, e quindi non hanno rapporto con la comparsa della civiltà etrusca nell’VIII secolo avanti Cristo. Viene così smentita l’idea di un’origine orientale degli Etruschi, ripresa alcuni anni fa, da studi genetici che però si basavano solo su Dna moderni”. “Questo risultato è stato possibile grazie ad un approccio multidisciplinare”, prosegue Ermanno Rizzi, ricercatore dell’Itb-Cnr. “L’applicazione di tecnologie di sequenziamento di nuova generazione (Next Generation Sequencing – Ngs), nell’ambito della paleogenetica ha permesso di recuperare informazioni genetiche da molecole di Dna di campioni più antichi di 2000 anni. Tale approccio ad elevata risoluzione e resa, ci ha consentito di discriminare le molecole endogene del Dna mitocondriale dei campioni etruschi, che come altri reperti antichi, oltre ad essere molto degradati, hanno un quantitativo molto scarso di materiale genetico informativo, che si aggira attorno al 1-5% del Dna totale”. Le nuove analisi su campioni antichi delle Università di Ferrara e Firenze rispondono a domande vecchie di millenni sull’origine biologica e sulla sorte degli Etruschi, mentre lasciano aperte alla ricerca archeologica tutte le questioni riguardanti la cultura di questo popolo, la sua affermazione e il suo declino. – Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano. – Studio sul Dna degli Etruschi, Ghirotto S., Tassi F., Fumagalli E., Colonna V., Sandionigi A., Lari M., Vai S., Petiti E., Corti G., Rizzi E., De Bellis G., Caramelli D. and Barbujani G. (2013) Origins and evolution of the Etruscans’ mtDNA. PLoS ONE DOI: 10.1371/journal.pone.0055519. Fonte: CNR
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