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Nel corso del convegno Aria: quale qualità? Sistema conoscitivo, problemi, sfide, svoltosi a Bologna gli scorsi 20 e 21 marzo nell’ambito del percorso preparatorio della XII Conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, è stato affrontato il tema delle biomasse, sia nel loro utilizzo domestico (combustione) che in quello industriale. Guido Lanzani di ARPA Lombardia ha parlato della combustione domestica delle biomasse legnose e delle questioni relative alla qualità dell’aria. I dati degli inventari delle emissioni mostrano infatti sempre di più quanto significativo sia l’impatto che la combustione della legna in stufe e caminetti ha sulla qualità dell’aria. In Lombardia è la sorgente principale di PM10 e PM2.5 (primario).
Pur fornendo in Lombardia meno del 7% del calore prodotto per il riscaldamento, le emissioni da apparecchi a legna coprono circa il 49% del totale delle emissioni annuali di PM10, concentrate nei mesi più critici per la dispersione in relazione ai fattori di emissione, che, per la legna, sono di ordini di grandezza superiori di quelle del metano. Per fornire infatti lo stesso contributo in termini di calore, la combustione della legna determina emissioni di PM10 da 100 a 1000 volte superiori a quelle del metano.
I dati degli inventari sono inoltre confermati da una serie di analisi sul materiale particolato e di misure di altri inquinanti. I dati raccolti fino ad oggi evidenziano infatti per la Lombardia un contributo della combustione della legna sul totale del PM10 invernale variabile tra l’8 ed il 10% a Milano, tra il 15 ed il 25% nelle stazioni della pianura rurale e tra il 25% ed il 35% nelle stazioni alpine e prealpine. Anche le misure di Benzo(a)pirene in aria confermano il contributo determinante della combustione da legna: le concentrazioni massime sono riscontrate nelle vallate alpine e prealpine e nelle aree dove si stima maggiore l’uso della biomassa per il riscaldamento. L’impatto della combustione della legna non è però una specificità lombarda ma è molto esteso. Il problema infatti è diffuso in Europa e nel Nord America oltre che nei Paesi in via di sviluppo.
E’ inoltre dimostrato anche il legame con l’inquinamento indoor e con l’esposizione personale.
Per quanto riguarda le possibili strade da percorrere per migliorare lo scenario, Lanzani ha provato a individuare questi elementi:
innovazione tecnologica: sebbene il riscaldamento a metano sia ancora meno impattante per la qualità dell’aria, esistono sul mercato apparecchi con emissioni anche 10 – 50 volte inferiori a quelle dei vecchi apparecchi;
corretto uso apparecchi: la corretta installazione prima e la manutenzione poi sono importanti sia ai fini della riduzione delle emissioni che della sicurezza; le modalità d’uso possono portare a emissioni di ordini di grandezza diverse. L’informazione in questo campo è fondamentale;
regolamentazione: così come fatto con le auto, sono necessarie norme che rendano obbligatorio il percorso virtuoso di miglioramento tecnologico: norme regionali (regole di manutenzione e limitazione all’uso e all’installazione di apparecchi vecchi), norme nazionali (es. per la classificazione degli apparecchi) e norme europee (es. regolamento applicativo direttiva Ecodesign).
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