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OLIO: da produzione invito a Conferenza Stato Regioni: “non sbagliare”
Un documento congiunto delle organizzazioni nazionali olivicole: Aipo Cno, Unapol, Un asco e Unaprol, inviato al ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e a tutti gli assessori regionali all’agricoltura d’Italia con l’invito a “non sbagliare” sulla PAC. Nel documento congiunto si chiede di non tagliare risorse all’olivicoltura.
Un settore produttivo con una estensione di oltre 1.100.000 ha di superficie coltivata; 900.000 aziende agricole impegnate in questo comparto; 250 milioni gli alberi di olivo piantati da Trento ad Agrigento passando per la Sardegna; 50 milioni ed oltre di giornate di lavoro di assunzione di manodopera agricola. Il documento precede di qualche giorno la prossima riunione della conferenza Stato Regioni che dovrà decidere la percentuale dell’aiuto disaccoppiato delle misure previste dalla Pac. Dalle indiscrezioni trapelate alla vigilia, pare che ci sia l’orientamento a premiare altri settori produttivi che non sono in crisi a scapito dell’olivicoltura. Oltre alla rete naturale contro il dissesto idrogeologico, l’olivicoltura è l’unica coltura che assorbe CO2 a differenza di altri comparti che la producono. Da qui l’invito rivolto dalle organizzazioni nazionali dei produttori olivicoli alle istituzioni a non sbagliare nell’assumere decisioni che potrebbero avere pesanti ripercussioni sul piano socio economico e sulla bilancia agro alimentare del nostro made in Italy in tutto il mondo.
DOCUMENTO DI POSIZIONE CONGIUNTO SU DECISIONI NAZIONALI PER L’APPLICAZIONE DELLA RIFORMA PAC 2014-2020
Scelte lungimiranti contro il declino del sistema dell’olio di oliva in Italia
Il processo decisionale nazionale su come applicare nel nostro paese il pacchetto di riforma della Pac 2014-2020 si è manifestato più complicato e tortuoso rispetto a come ci si sarebbe aspettato.
Le istituzioni preposte faticano a prendere una strada univoca e la scadenza prevista, del 15 maggio 2014, si allontana.
Le unioni nazionali delle organizzazioni e delle associazioni dei produttori olivicole, preoccupate per la piega che ha preso la discussione nelle ultime settimane, hanno deciso di rivolgere un appello unitario alle istituzioni e, in particolare, al Ministro dell’agricoltura Maurizio Martina ed agli assessori regionali, i quali hanno la responsabilità diretta di eseguire le scelte nazionali sulla futura Pac.
La nostra riflessione parte dalle seguenti considerazioni di fondo:
L’olivicoltura è un settore economico assai diffuso in Italia, con 1.123.000 ettari di superficie coltivata e 902.000 aziende agricole impegnate nell’attività (dati EUROSTAT);
Il settore è afflitto da alcuni anni da una situazione di evidente difficoltà economica che si sta manifestando essenzialmente con un processo di abbandono produttivo, particolarmente appariscente in alcuni territori;
Di contro l’olivicoltura italiana manifesta al proprio interno anche segni di evidente dinamismo che però andrebbero incoraggiati e sostenuti, in modo da vincere la competizione sul mercato globale che diventa sempre più aspra, con diversi Paesi emergenti ogni giorno più arrembanti;
Fino ad oggi la dotazione finanziaria che il settore ha utilizzato, sotto forma di sostegno specifico (articolo 68), programmi di attività delle associazioni (OCM unica) ed aiuti disaccoppiati (dotazione storica) non si è rivelata affatto adeguata al conseguimento degli obiettivi individuati;
Per inquadrare in maniera corretta la situazione specifica del settore dell’olivicoltura rispetto alla Pac, si deve considerare che in Italia vige una legislazione nazionale che prevede il divieto di espianto degli olivi e, inoltre, c’è una specifica norma di condizionalità che prevede obblighi stringenti in termini di condizioni di mantenimento degli oliveti.
Una delle novità più importanti nel pacchetto di riforma della Pac 2014-2020 è la convergenza interna dei pagamenti diretti che in Italia pare sarà attuata con gradualità e in modo parziale (metodo irlandese).
In base ai conteggi eseguiti, il settore olivicolo perderà in tal modo oltre il 40% della dotazione storica intercettata fino a questo momento, acuendo in tal modo il rischio evocato in precedenza di abbandono della produzione, in quanto la riforma va ad innestarsi in un contesto di fragilità a tutti evidente.
Un ulteriore aggravio per il settore olivicolo deriverebbe ,poi, proprio dal meccanismo di applicazione dell’art.52, che prevede il prelievo a scapito del premio di base del produttore il quale non avrebbe nessun beneficio se la restituzione percentuale dell’aiuto accoppiato fosse minore del prelievo.
C’è la possibilità di scongiurare tale pericolo, utilizzando in modo mirato gli strumenti che il pacchetto di riforma 2014-2020 mette a disposizione dei Paesi membri quanto nel primo che nel secondo pilastro della Pac.
Da qui nasce l’appello delle Unioni nazionali delle OP e delle Associazioni olivicole le quali intendono sensibilizzare le Istituzioni e la politica agricola nazionale e regionale su quanto segue:
La necessità di prevedere interventi specifici per un settore che riveste una particolare importanza dal punto di vista economico, sociale ed ambientale e che si trova in una oggettiva situazione di difficoltà (si veda l’articolo 52 del regolamento 1307/2013);
Prendere atto dell’elevato livello di rischio nel quale si trova in questa fase l’olivicoltura nazionale e del possibile impatto che potrebbe determinarsi allorquando il fenomeno della sempre più aspra competizione internazionale si coniugasse con la riduzione del 50% della dotazione finanziaria della Pac annualmente intercettata dal settore;
L’importanza economica, sociale ed ambientale che il settore olivicolo riveste in alcune aree del Paese, a forte specializzazione produttiva, nelle quali un ulteriore tracollo produttivo comporterebbe un impatto devastante sulla occupazione e sulla manutenzione del territorio.
Tutto ciò considerato si propone:
a) Destinare all’olivicoltura una dotazione congrua delle risorse per il sostegno specifico di cui all’articolo 52 (aiuto accoppiati).
b) Prevedere nei Psr delle regioni con più alta specializzazione olivicola degli interventi specifici per il sistema olivicolo, utilizzando, se del caso, i sotto programmi tematici, i progetti collettivi o territoriali, sia per le misure ad investimento che per quelle a superficie (interventi agro-climatico-ambientale);
b) Sempre nelle regioni maggiormente specializzate, attuare le misure del Psr come quelle per la qualità, la promozione, l’assistenza tecnica, la cooperazione con programmi ad hoc per il settore olivicolo;
c) In considerazione dell’elevata frammentazione aziendale che caratterizza il sistema olivicolo italiano, fissare in € 200,00 la soglia minima ai fini dell’erogazione del premio legato alla Domanda Unica.
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