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Il risultato, pubblicato su Neurology, è di un gruppo di ricerca italiano che coinvolge l’Istc-Cnr e apre la strada allo sviluppo di nuove terapie
Dimostrata per la prima volta la possibilità di diagnosticare precocemente la Sla con un esame di tomografia ad emissione di positroni (Pet) mediante un tracciante analogo al glucosio (18F-Fdg) utilizzato nella pratica clinica dai centri di medicina nucleare. A raggiungere il risultato, pubblicato sulla rivista ‘Neurology’, un gruppo di ricerca italiano che coinvolge l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) di Roma.
“Questa tecnica permette di raggiungere un’accuratezza diagnostica del 95% e rappresenta un passo importante per lo sviluppo nella diagnosi precoce della malattia”, spiega Marco Pagani, primo autore dello studio e ricercatore dell’Istc-Cnr che è giunto a questo risultato in collaborazione con Angelina Cistaro, ricercatrice del Centro Pet Irmet di Torino e con Adriano Chiò, direttore del Centro Sla, Azienda ospedaliero universitaria Città della salute e della scienza e Dipartimento di neuroscienze dell’Università degli Studi di Torino.
“Finora la Sla poteva essere diagnosticata esclusivamente attraverso l’indagine clinica e con il supporto di metodiche neurofisiologiche e pertanto richiedeva un lungo periodo di osservazione. L’accelerazione e la maggiore accuratezza della diagnosi di Sla sono fondamentali oltre che per la certezza di reclutare nei trial clinici pazienti con diagnosi confermata anche per lo sviluppo di nuove terapie e per l’identificazione di possibili familiarità sulle quali intervenire precocemente”.
La Fdg-Pet è una metodica diagnostica di medicina molecolare basata sulla somministrazione di un mezzo di contrasto radioattivo che permette di valutare il metabolismo in una certa regione confrontandolo con lo stato di normalità. “Nella pratica clinica viene utilizzata nei tumori, nei quali la captazione delle regioni colpite è aumentata e nelle malattie neurodegenerative nelle quali è tipicamente diminuita”, prosegue Pagani. “Mediante un algoritmo matematico è stato possibile identificare le aree cerebrali che presentano nei pazienti Sla l’alterazione funzionale caratteristica che li differenzia rispetto ai controlli. Queste regioni corticali e sottocorticali presentano sia ipo che ipercaptazione e quest’ultima, presente nei fasci nervosi che intercorrono tra le aree motorie e il midollo spinale, è assolutamente specifica della Sla”.
Nello studio sono stati coinvolti 195 pazienti afferenti al Centro Sla di Torino e studiati al Centro Pet Irmet, che sono stati confrontati con 40 soggetti con assenza di patologie del sistema nervoso centrale. “La serie di pazienti osservati è di gran lunga la più numerosa diqualunque altro studio di neuroimmagini effettuato finora nella Sla e questo rafforza l’affidabilità statistica e clinica dello studio”, conclude il ricercatore dell’Istc-Cnr.
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