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Emissioni in atmosfera: indicatori di qualità delle città italiane
I dati presenti nel X Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, realizzato dal Sistema nazionale per la protezione ambientale
Nel X Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano vengono presentate le emissioni comunali relative alle 73 città oggetto di studio; tali emissioni sono state ottenute disaggregando le stime delle emissioni nazionali (vedi recente comunicazione annuale), che sono state suddivise e attribuite alle province sulla base di variabili (ad esempio la popolazione) che ne possono descrivere la distribuzione sul territorio.
Da questa analisi emerge che, passando dal livello nazionale a quello di area urbana, il settore dei processi industriali assume meno importanza (tranne che in particolari realtà locali) rispetto ai trasporti su strada e al riscaldamento da cui derivano la maggior parte delle emissioni.
Nello specifico, per quanto riguarda il particolato proveniente da sorgenti antropiche, il settore maggiormente emissivo nelle città analizzate è il riscaldamento domestico seguito da industria e trasporti su strada: le emissioni industriali rappresentano la maggiore fonte di emissione in alcune particolari realtà (Taranto o Terni, per esempio) mentre i trasporti su strada costituiscono una fonte di emissione importante in 41 delle 73 città analizzate. In media, il contributo fornito dal settore riscaldamento alle emissioni di particolato primario è pari a circa il 43% delle emissioni stimate per il campione di città considerate. Le emissioni di PM10 risultano quasi sempre in diminuzione tranne in alcune città più piccole per le quali il crescente consumo di biomassa legnosa per il riscaldamento ne ha determinato un incremento complessivo. Considerando le 73 città nell’insieme troviamo che le emissioni industriali e da trasporti su strada si sono ridotte del 63% e del 50% rispettivamente, mentre quelle da riscaldamento sono aumentate del 47% tra il 2000 e il 2012 risultando in una riduzione complessiva del 37%.
Per quanto riguarda gli ossidi di azoto, la fonte principale di emissione sono i trasporti stradali: in 57 città delle 73 considerate le emissioni da trasporti sono superiori al 50% del totale emesso nella singola area urbana. In alcune città la fonte principale di emissioni risulta invece l’industria (Taranto, Brindisi) o le attività portuali (Livorno, Napoli e Savona). Rispetto al 2000, le emissioni sono in diminuzione (in media del 41%).
Le emissioni di ossidi di zolfo provengono principalmente da fonti industriali, anche nelle aree urbane: in 41 delle 73 città studiate il settore industriale risulta responsabile di più della metà delle emissioni di ossidi di zolfo. Le città con i valori più alti di emissioni di ossidi di zolfo sono Taranto, Brindisi e Sassari. Gli interventi indirizzati alla sostituzione di combustibili con quelli a basso tenore di zolfo hanno portato a forti riduzioni nelle emissioni: nell’insieme delle 73 città le emissioni di ossidi di zolfo sono diminuite del 77% a partire dal 2000.
Le emissioni di Composti Organici Volatili Non Metanici vengono principalmente dall’uso di solventi in differenti campi e applicazioni: l’uso fatto nella verniciatura, l’utilizzo di solventi nel campo dello sgrassaggio dei metalli come nella pulitura a secco, alcune attività produttive come nel caso di prodotti farmaceutici, vernici e inchiostri, altre attività come l’applicazione di colle e adesivi o la conservazione del legno. Oltre al settore dell’uso dei solventi le emissioni di Composti Organici Volatili Non Metanici provengono in maniera significativa dai trasporti stradali, sia per i processi evaporativi che per la combustione, con il 27% delle emissioni stimate nelle 73 città. Le aree urbane per cui si stimano le emissioni più alte in valore assoluto sono Roma, Milano e Torino. L’andamento delle emissioni nel tempo vede una decisa riduzione rispetto al 2000, in media del 42%.
Per quanto riguarda il monossido di carbonio, le emissioni derivano in primo luogo dai trasporti stradali, seguiti da industria e riscaldamento. In 30 delle 73 città analizzate, le emissioni di monossido di carbonio da trasporti stradali sono superiori al 50% mentre, considerando le città tutte insieme, la quota di emissioni legate al trasporto su strada risulta pari al 36% del totale contro il 35% dell’industria e il 26% del riscaldamento. Le aree urbane per cui si stimano le emissioni più alte in valore assoluto sono Taranto, Roma e Milano. L’andamento delle emissioni nel tempo vede una decisa decrescita rispetto al 2000, in media del 54%.
Le emissioni di ammoniaca nelle città analizzate derivano in primo luogo dall’agricoltura, seguita dalla gestione dei rifiuti e dai trasporti su strada. In 56 città le emissioni di ammoniaca dal settore agricolo sono superiori al 50% mentre, considerando le città tutte insieme, la quota di emissioni legate al settore agricolo risulta pari al 77% del totale contro l’11% dei rifiuti e il 9% del trasporto su strada. Le aree urbane per cui si stimano le emissioni più alte in valore assoluto sono Roma, Ravenna e Verona. L’andamento delle emissioni nel tempo vede una decrescita rispetto al 2000, in media del 21%.
Le emissioni di benzene nelle città considerate derivano in primo luogo dal trasporto su strada, seguito dall’industria e dal settore dell’uso dei solventi. In 65 città delle 73 analizzate, le emissioni di benzene dai trasporti su strada sono superiori al 50% mentre, considerando le città tutte insieme, la quota di emissioni legate al trasporto su gomma risulta pari al 47% del totale contro il 31% dell’industria e il 19% dell’uso di solventi. Le aree urbane per cui si stimano le emissioni più alte in valore assoluto sono Taranto, Roma e Milano. L’andamento delle emissioni nel tempo vede una decrescita netta rispetto al 2000, in media del 66%.
In termini assoluti si può quindi affermare che le emissioni complessive delle 73 città risultano in calo per tutti gli inquinanti: vale la pena ricordare però che per molti inquinanti, fra cui il PM10, non vi è un rapporto diretto tra entità delle emissioni e le concentrazioni degli stessi inquinanti in atmosfera, a causa di altri fattori, di tipo geografico ma principalmente di tipo meteorologico, che possono giocare un ruolo fondamentale nel determinare i livelli di concentrazione.
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