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L’adozione su larga scala di questo approccio consentirebbe di evitare studi clinici inutili, costosi e a volte pericolosi
Effettuato da un gruppo di ricercatori europei il primo studio multicentrico, randomizzato e controllato su modelli animali
Gli effetti di un potenziale farmaco neuroprotettivo per l’ictus sono stati verificati contemporaneamente in 5 laboratori di diversi Paesi
Il passaggio dei risultati dalla ricerca di laboratorio al letto del malato, ovvero dalla ricerca di base alla clinica, presenta tutt’ora diverse criticità dato che spesso i risultati sperimentali apparentemente promettenti non si traducono in farmaci efficaci sull’uomo. Adottare per gli studi preclinici sui modelli animali gli stessi criteri usati per gli studi clinici sull’uomo può rappresentare un modo per superare queste difficoltà e rendere più efficace e rigoroso il passaggio dalla ricerca alla clinica.
Al riguardo, un gruppo di ricercatori che lavorano presso cinque centri di ricerca europei: Monaco (centro coordinatore), Milano, Barcellona, Berlino, Caen, ha effettuato il primo studio preclinico, multicentrico, randomizzato e controllato (pRCT) riguardante gli effetti di un potenziale farmaco neuroprotettivo per l’ictus. In pratica sono stati applicati a uno studio preclinico su modelli animali, gli stessi criteri utilizzati in uno studio multicentrico umano.
Lo studio ha documentato l’effetto di un potenziale farmaco neuroprotettivo per l’ictus, mostrando tuttavia che esso dipende dalla localizzazione e dalla gravità del danno cerebrale, e suggerendo quindi che nel trial sull’uomo, peraltro già in corso, il farmaco potrebbe essere efficace solo su un sottogruppo di pazienti.
“La disponibilità di dati preclinici robusti ed affidabili – spiega Maria Grazia De Simoni, dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri che, con i suoi collaboratori Elisa Zanier e Carlo Perego, ha condotto la parte italiana dello studio – è essenziale al fine di selezionare nuovi potenziali farmaci e per pianificare studi clinici appropriati, ed evitare quindi studi inutili, costosi e a volte pericolosi”.
Le cause del fallimento di tanti studi clinici con nuovi farmaci sono molteplici ma includono spesso studi preclinici non adeguati. Si parla di “crisi di riproducibilità” in quanto molti degli studi preclinici non sono sufficientemente solidi (lack of robustness) e non vengono replicati. Tra i maggiori imputati si possono individuare: esperimenti sottodimensionati (underpowered), con errori sistematici (biased), mancanza di cross-validazione di dati ottenuti da centri indipendenti, inadeguata elaborazione e presentazione dei dati, analisi statistiche non appropriate.
Lo studio pubblicato da Science Translational Medicine (Llovera et al. 2015), che a buon diritto può essere assunto come pietra miliare della ricerca preclinica, ha imparato la lezione dai trials clinici e ne ha imitato il rigore. Sono stati adottati criteri di: 1) armonizzazione dei protocolli tra i diversi centri, 2) disegno sperimentale prospettico, randomizzato e in cieco, 3) raccolta, monitoraggio, analisi dei dati centralizzata.
“Ci si aspetta che lo studio venga valutato attentamente dalle case farmaceutiche , in quanto l’approccio proposto potrebbe diventare lo strumento indispensabile da utilizzare per stabilire l’opportunità e guidare il disegno di uno studio clinico sull’uomo”.
IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
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