Nato dalla forte passione per la scienza, Scienzaoggi è un magazine d’ informazione scientifica che desidera indagare sui perché delle cose, sulle cause e sugli effetti dei fenomeni che osserviamo ogni giorno.
Consapevole del sottile confine che divide scienza e conoscenza, esplora i molti ambiti del sapere scientifico, per comprendere l’oggi e il domani attraverso autorevoli fonti quali enti di ricerca, fondazioni e università.
Quando la terra non aveva le calotte polari e il tempo che farà
È Claudia Agnini l’unica ricercatrice universitaria italiana scelta per la missione Expedition 371
Studierà il paleoclima di 66 milioni di anni fa attraverso i microfossili
recuperati a 5000 metri di profondità nel Sud Pacifico
#carloscreti
È Claudia Agnini del Dipartimento di Geoscienze dell’Ateneo patavino l’unica ricercatrice universitaria italiana scelta per la missione “Expedition 371”del più importante consorzio internazionale (USA – Giappone – Europa) per la perforazione dei fondali oceanici denominato IODP – International Ocean Discovery Program- (https://www.iodp.org/#).
Alla sua seconda esperienza di ricerca, la prima fu nel 2012 dove studiò i carotaggi delle perforazioni dell’area atlantica nord-occidentale a sud di Terranova in Canada, Claudia Agnini, docente di micropaleontologia e paleoclimatologia, partirà il 27 luglio da Townsville in Australia sulla nave Joides Resolution (http://joidesresolution.org/).
Selezionata come paleontologo di bordo e specialista esperto di nannofossili calcarei, è tra i 31 ricercatori della missione “Tasman Frontier Subduction Initiation and Paleogene Climate” che avrà termine ad Hobart in Tasmania il 26 settembre (Expedition 371 – 2017). Come micropaleontologa, il suo ruolo sarà quello di classare microfossili calcitici delle dimensioni di 2-20 µm per datare i sedimenti recuperati nei carotaggi durante la spedizione.
Il personale scientifico a bordo della Joides Resolution, il cui equipaggio totale ammonta alle 150 unità, perfora 24 ore su 24 la crosta terreste raggiungendo in media profondità, rispetto alla linea dell’acqua, che vanno da 2.500 ai 4.500 metri in base al tipo di ricerca effettuata, pur avendo in ogni caso un potenziale di scavo di 9.000 metri. Ogni missione recupera circa 4-5000 metri di carotaggi di sedimento che vengono preliminarmente studiati a bordo dallo staff scientifico soprattutto per inquadrarli cronologicamente. A terra, i sedimenti recuperati vengono stoccati inparticolari magazzini (repository) situati a Brema, al College station in Texas e in Giappone.
Dopo sei mesi dalla fine della missione i ricercatori sottopongono i campioni a esami mirati per determinare la composizione mineralogica, quella chimica delle acque imprigionate nel sedimento, dei minerali presenti e le loro proprietà fisiche confrontando gli esiti paleontologici, sedimentologici, stratigrafici, geochimici e geofisici.
Scopo scientifico di Expedition 371 è duplice: studiare la tettonica delle placche in quell’area geografica e risolvere un enigma paleoclimatico.
Per il primo aspetto la zona di Tonga-Kermadec e Izu-Bonin-Mariana durante l’Eocene inferiore, 50 milioni di anni fa, fu teatro di una importantissima fase di subduzione che ha causato il cambiamento di direzione dell’immensa placca pacifica.
Dall’altro, durante lo stesso intervallo di tempo in cui si sviluppava questo importante evento tettonico, il nostro pianeta viveva il periodo più caldo del Cenozoico, cioè degli ultimi 66 milioni di anni, tanto che le calotte polari non esistevano.
«Questa spedizione» dice Claudia Agnini «consentirà di aumentare le nostre conoscenze sulle dinamiche di formazione dei margini convergenti, dove le placche tettoniche si incontrano. Per intenderci quando le placche interagiscono si hanno tre tipologie di risposta: la prima, dove i margini divergono e viene prodotta la crosta per attività magmatica (ad es. l’Islanda), la seconda dove la crosta non si accresce né si consuma e le placche adiacenti scivolano una sull’altra, la terza in cui le placche collidono e viene distrutta crosta terrestre come nel caso delle nostre Alpi, nate per collisione tra placca africana ed euroasiatica. L’area studiata nella missione è del terzo tipo descritto. Noi cercheremo di datare e quantificare la deformazione associata alla subduzione della placca pacifica per testare i modelli geodinamici oggi a disposizione o proporne di nuovi. Non solo» continua Claudia Agnini «vorremmo anchecomprendere come funziona un sistema climatico in condizioni di Greenhouse ed è questo l’enigma che non trova risposta certa dai modelli a disposizione. Sappiamo che l’Eocene è stato il periodo più caldo che la Terra ha conosciuto negli ultimi 70 milioni di anni tanto che il globo era privo di calotte polari. Le domanda a cui dobbiamo rispondere sono: come si è evoluto negli ultimi 60 milioni di anni questo sistema e, soprattutto, come sarà in un lontano futuro? Rimangono aperti molti quesiti dovuti alla discrepanza tra i dati di temperatura sinora ottenuti dallo studio dei sedimenti e le simulazione effettuate con modelli climatici indipedenti che restituiscono temperature decisamente più basse. Il Mare di Tasmania e in generale l’area del Pacifico meridionale occidentale è un’area critica per comprendere le dinamiche del sistema climatico e proporre nuovi modelli climatici. Di fondamentale importanza» conclude Claudia Agnini «sarà lo studio dei microfossili calcitici che hanno tassi evolutivi – tempi di sviluppo – rapidi e soprattutto sono estremamente abbondanti nei sedimenti marini. Saranno loro, insieme ad altri risultati, a confermarci se i nuovi modelli possano essere considerati affidabili. Lo studio oggi di quel che successe 50-60 milioni di anni fa ci permetterà di capire come sarà il clima sulla nostra Terra e il destino, per fortuna non troppo prossimo, che ci aspetta».
In ottemperanza degli obblighi derivanti dalla normativa nazionale (D. Lgs 30 giugno 2003 n. 196, Codice in materia di protezione dei dati personali, e successive modifiche) e europea (Regolamento europeo per la protezione dei dati personali n. 679/2016, GDPR), il presente sito rispetta e tutela la riservatezza dei visitatori e degli utenti, ponendo in essere ogni sforzo possibile e proporzionato per non ledere i diritti degli utenti. A titolo informativo si precisa che la gestione dei cookie è complicata, sia da parte del gestore del sito (che potrebbe non riuscire a gestire correttamente i cookie di terze parti) che da parte dell'utente (che potrebbe bloccare cookie essenziali per il funzionamento dei sito). Per cui un modo migliore, e più semplice, per tutelare la privacy sta nell'utilizzo di strumenti anti-traccianti, che bloccano quindi il tracciamento da parte dei siti
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
Caricamento commenti...
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.