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L’ISOLA DI SANTORINI SI APPRESTA AD UN’ALTRA EPLOSIONE?
Santorini, conosciuta anche come Thera, è un’isola che si trova nel bel mezzo del Mar Egeo, a circa 200 km dalla costa greca. L’isola è ciò che rimane di un antico vulcano che, nel II° millennio a.C., fece registrare un’eruzione di proporzioni catastrofiche, classificata al livello 6-7 del Volcanic Explosivity Index.
Il vulcano che si trova sotto a Santorini, infatti, è noto per la sua attività ad intervalli regolari, con eruzioni esplosive che hanno modellato l’isola nel corso di
milioni di anni.
L’evento chiamato “eruzione minoica” fu di proporzioni bibliche: sollevò una colonna di cenere alta 30-35 km, seguita da un’eruzione di vapore causata dal contatto del magma con l’acqua. Lo tsunami causato dall’eruzione sollevò il Mar Egeo da 35 a 150 metri, arrivando a colpire la costa di Creta, a 110 km di distanza. L’eruzione minoica scagliò nell’atmosfera circa 100km cubi di sedimenti, superando di quattro volte il materiale espulso dall’eruzione del Krakatoa. L’isola di Santorini ospita infatti una serie di camere magmatiche particolarmente attive che, nell’arco dell’ultimo anno, sembrano essere aumentate di un volume pari a 10-20 milioni di metri cubi, l’equivalente di 15 volte l’Olympic Stadium londinese. La crescita di questa massa di magma è testimoniata dall’innalzamento dell’isola di 8-14 centimetri tra il gennaio 2011 e l’aprile 2012. La ricerca che si è preoccupata della raccolta dei dati sull’evoluzione del vulcano di Santorini, finanziata dal Natural Environment Research Council britannico, ha sfruttato un sistema di ricevitori GPS per rilevare al millimetro i movimenti della crosta terrestre. Nel gennaio 2011, una serie di piccole scosse sismiche, rilevabili solo da sismografi molto sensibili, ricordarono che il vulcano di Santorini era ancora attivo, nonostante un silenzio lungo 25 anni. Contemporaneamente a queste scosse, le immagini satellitari mostrarono piccoli movimenti della superficie dell’isola. “Durante la mia visita a Santorini nel 2011” spiega Michelle Parks of Oxford University, “fu evidente che molti degli abitanti locali erano ben consapevoli del cambiamento nell’attività del vulcano. Le guide turistiche, che visitano il vulcano diverse volte al giorno, mi aggiurnavano sui cambiamenti del gas maleodorante che veniva emesso dalla cima del vulcano, o dei cambiamenti del colore dell’acqua in alcune baie attorno all’isola”. “Un giorno, nell’aprile 2011” continua la Parks, “due guide mi hanno riferito di aver sentito un terremoto mentre si trovavano sul vulcano, e che il movimento del terreno li ha fatti saltare. I residenti che lavorano nei ristoranti sull’isola di Thera percepiscono l’aumento dell’attività sismica dalle vibrazioni dei bicchieri dei loro locali”. “La gente era consapevole del fatto che stesse accadendo qualcosa al vulcano” spiega Juliet Biggs della Bristol University, “ma solo quando abbiamo visto i cambiamenti nel GPS, e i sollevamenti del terreno nelle immagini radar, ci siamo resi conto che veniva immessa roccia fusa in un livello inferiore dell’isola. Molti vulcanologi studiano le rocce prodotte dalle antiche eruzioni per capire cosa accadde in passato, per cui è eccitante usare queste tecnologie satellitari per capire cosa stia accadendo ora nel sistema vulcanico”. Il team ha calcolato che la quantità di roccia fusa giunta nella camera magmatica di Santorini nel corso dell’ultimo anno è l’equivalente della quantità che il vulcano immagazzina normalmente in 10-20 anni. Questo non significa necessariamente che Santorini sia destinata a subire un’eruzione potenzialmente catastrofica: nel corso degli ultimi mesi, infatti, l’attività sismica sembra essere sensibilmente diminuita, anche se non è un dato in grado di cancellare ogni dubbio o preoccupazione.
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