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IL TRIOSSIDO DI ARSENICO IN GRADO DI SCONFIGGERE LA LEUCEMIA PROMIELOCITICA

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Contro la leucemia promielocitica, un prodotto naturale a base di arsenico permette di ottenere risultati altrettanto positivi, se non migliori, della chemioterapia, evitandone così i noti effetti collaterali

Richiama alla mente l’arma del delitto perfetto, il veleno protagonista di tanti gialli, ma il composto naturale dell’arsenico usato da Francesco Lo Coco, ematologo dell’Università Tor Vergata di Roma, nello studio che ha meritato la pubblicazione sul New England Journal of Medicine, non uccide, bensì salva la vita ai pazienti affetti da leucemia promielocitica.

Questa leucemia acuta ha un decorso aggressivo, ma se viene diagnosticata e trattata prontamente è oggi guaribile in più dell’80% dei casi con una combinazione di chemioterapia e acido retinoico (un derivato della vitamina A). Questo soddisfacente risultato, ottenuto anche grazie al contributo della ricerca italiana, è gravato tuttavia dai noti effetti collaterali della chemioterapia (immunosoppressione, infezioni, perdita di capelli, nausea e così via), i quali, benché il più delle volte transitori, influiscono negativamente sulla qualità di vita dei pazienti.

Recentemente era stato osservato in Cina e poi in altre parti del mondo, dagli Stati Uniti all’India, che un altro composto naturale, il triossido di arsenico, era particolarmente efficace nei confronti di questa malattia, con il vantaggio di essere tollerato molto meglio dai pazienti rispetto alla chemioterapia. “Insieme ad alcuni colleghi tedeschi abbiamo quindi provato a mettere a confronto un trattamento senza farmaci chemioterapici, a base di acido retinoico e triossido di arsenico, con il tradizionale schema di acido retinoico e chemioterapia” spiega Lo Coco.

La ricerca, finanziata in Italia dalla Associazione italiana contro le leucemie e da AIRC, e in Germania dal Ministero della ricerca, ha coinvolto 40 centri clinici italiani afferenti al gruppo cooperativo GIMEMA e 27 centri tedeschi. I dati su oltre 160 pazienti dimostrano che, con il nuovo approccio terapeutico, la sopravvivenza a due anni può essere perfino superiore: il 98% per i pazienti trattati con l’ arsenico contro il 91% per i pazienti che avevano ricevuto la chemioterapia. Con tutti i vantaggi di una migliore qualità di vita.

fonte:AIRC