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Lo studio Italo-Americano è pubblicato sulla rivista scientifica Oncotarget e realizzato da un gruppo di ricerca della sezione di Biochimica clinica e la sezione di Scienze motorie afferenti al dipartimento di Neuroscienze dell’università di Verona e la New York university school of Medicine.
Sappiamo che l’attività fisica rappresenta uno dei rimedi più efficaci per ridurre il rischio di molte patologie croniche, mortali o disabilitanti, tra le quali le malattie cardiovascolari, il diabete, l’osteoporosi, le malattie autoimmuni e, non ultimo, il cancro.
Ciò nonostante, i meccanismi precisi con cui l’attività fisica esercita i suoi effetti benefici sulla salute rimangono in larga parte oscuri.
Ora però grazie all’utilizzo di una strumentazione di ricerca molto sofisticata e precisa, quale la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa tandem con rilevazione a triplo quadrupolo ,i ricercatori sono riusciti a dimostrare come gli acidi biliari provocano un danno diretto alle cellule, imputabile al potenziamento dello stress ossidativo, al danneggiamento diretto di Dna e mitocondri, all’inibizione dei processi di proliferazione neoplastica e all’aumentata resistenza delle cellule neoplastiche ai meccanismi immunitari che ne contrastano la crescita.
Si deduce che l’esercizio fisico riduce la probabilità di sviluppare tumori gastrointestinali, soprattutto di cancro del colon-retto: il movimento fa calare il livello di acidi biliari nel sangue.
La scoperta rappresenta un’ulteriore conferma di come sia necessario promuovere ulteriormente l’attività fisica, in termini di durata e frequenza, per ridurre il rischio di sviluppare questa e altre forme di tumori nelle quali gli acidi biliari concorrono alla patogenesi, come tumori del pancreas, delle vie biliari e dello stomaco.
Non è mai semplice dimostrare che un certo stile di vita apporta davvero dei benefici tangibili in termini di prevenzione delle malattie, perché i fattori confondenti possono essere molti. L’esercizio non fa eccezione.
Eppure diversi studi epidemiologici sono riusciti a fornire una prova della sua utilità nei confronti di specifici tumori. Vediamo quali.
Gli effetti dell’attività fisica sul cancro del colon sono quelli più studiati. Disponiamo di più di 50 studi specifici di buona qualità che dimostrano una riduzione del rischio di ammalarsi, proporzionale all’intensità, durata o frequenza della pratica sportiva.
Alcuni studi stimano che le persone attive abbiano un rischio di sviluppare questo tipo di tumore inferiore del 30-40% rispetto alle persone sedentarie. I benefici massimi si ottengono con 30-60 minuti di attività fisica intensa (come una corsa ad andatura sostenuta) al giorno, ma anche un impegno minore apporterà benefici in proporzione, purché sia un’attività continuativa e non spezzata nell’arco della giornata.
L’effetto protettivo è dimostrato con certezza per il colon, un po’ meno per il cancro del retto. Muoversi riduce la massa corporea (e l’obesità è un fattore di rischio importante per questo tumore), ma anche il tempo di contatto tra le sostanze di scarto e la parete intestinale, riducendo quindi gli effetti tossici e infiammatori.
E il cancro del seno? Anche in questo caso disponiamo di oltre 60 studi eseguiti in tutto il mondo e i risultati sono piuttosto chiari: un’attività fisica frequente e intensa riduce anche il rischio di sviluppare questo tumore.
Gli studi sul cancro dell’endometrio, sebbene meno numerosi, dimostrano anch’essi una riduzione di questo tumore del 20-40%, proporzionale all’intensità e frequenza dell’impegno fisico.
I benefici sono presenti in tutte le età. I meccanismi protettivi principali dipendono dalla riduzione del peso e dalla conseguente diminuzione degli ormoni femminili in circolo.
Alcune ricerche si sono concentrate sul cancro del polmone. In questo caso sembra che l’attività sportiva riduca del 20% circa il rischio di ammalarsi, ma non è in grado di contrastare gli effetti negativi del fumo, specialmente nelle donne.
Infine vi sono numerosi studi sul cancro della prostata che non sono però riusciti a dimostrare una riduzione significativa del rischio, benché i ricercatori ipotizzino che gli effetti positivi ci possano essere, perché si tratta di un cancro sensibile agli ormoni, che vengono ridotti dalla pratica sportiva.
Fonte: New York university school of Medicine- Università di Verona
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