Tecnologia

Il pachiderma sempre in ritardo sta per finire. La P.A sta per essere tecnologica.

 

 

L’ottimizzazione del settore pubblico passa attraverso l’informazione

 

La rilevazione sulle istituzioni pubbliche del 9° Censimento Istat dell’industria e dei servizi è appena entrata nella sua seconda fase. Oltre 13mila amministrazioni, infatti, hanno già comunicato all’Istat, compilando il questionario on line, la composizione delle loro unità locali. Dal 1° ottobre al 20 dicembre i dirigenti e i funzionari individuati sono chiamati a rispondere (sempre on line) ad un questionario un po’ più complesso, che si articola in due modelli e che ha l’obiettivo di tracciare un preciso quadro informativo-statistico sulle peculiarità strutturali e organizzative del settore pubblico in Italia.

Carlo Mochi Sismondi a colloquio con il Presidente dell’Istat Enrico Giovannini ha provato a 

capire meglio i “perché” e i “per come” di quest’obbligo per le PA che è anche – e soprattutto – una grande opportunità.

Presidente Giovannini, perché un censimento per le istituzioni pubbliche? Non sappiamo già tutto delle nostre amministrazioni?

Naturalmente sappiamo quali sono gli enti pubblici nel nostro Paese, ma l’articolazione di queste amministrazioni sul territorio, invece, è un dato che non è noto. Per questo la rilevazione è stata strutturata in due parti: prima abbiamo raccolto le informazioni sulle unità territoriali, mentre dal 1° di ottobre è stata avviata la raccolta dei dati sulle caratteristiche ed il funzionamento delle istituzioni e delle rispettive unità locali. Nemmeno queste informazioni, infatti, sono disponibili negli archivi che abbiamo consultato.

La rilevazione prende in considerazioni dimensioni nuove come le tecnologie, la sostenibilità. Quale sarà la fotografia che ne uscirà fuori e a cosa potrà servire?

La PA nell’immaginario collettivo è vista come un pachiderma sempre in ritardo, che non riesce a fornire servizi moderni e che rappresenta un costo per il cittadino. La realtà non è così e non mancano le esperienze di avanguardia anche a livello internazionale, come evidenziato ad esempio dall’OCSE in alcune analisi. Naturalmente abbiamo anche situazioni di forte ritardo, ma proprio per questo riuscire a fornire una fotografia così dettagliata ci consentirà di andare oltre gli stereotipi che oggi circolano sulla pubblica amministrazione.

È anche un’operazione di accountability…

Certamente. L’opinione pubblica domanda con forza una maggiore trasparenza sull’efficienza delle istituzioni. Questo censimento consentirà di fare dei confronti – quello che si definisce benchmarking – tra strutture grandi e strutture piccole; tra strutture plurilocalizzate e strutture unilocalizzate; tra strutture del Centro, del Nord e del Mezzogiorno; tra strutture centrali e strutture locali…Sono sicuro che il quadro che emergerà sorprenderà l’opinione pubblica, perché, come dicevo, l’impegno di molti amministratori pubblici ha già fornito grandi risultati, ma questi risultati sono un po’ nascosti dalla tanta “polvere” che permane ancora in diversi uffici pubblici.

È noto che nella PA esistono una serie di sovrapposizioni di competenze e di inefficienze. Il censimento ci aiuterà a fare un po’ di razionalizzazione?

Viviamo in un momento storico in cui lo Stato sta ripensando la propria presenza sul territorio. Il ridisegno delle Province è un passo fondamentale in questa direzione. I dati che raccoglieremo con il censimento – insieme all’archivio dei numeri civici realizzato con il censimento della popolazione – saranno tutti georeferenziati e quindi leggibili su immagini aeree del nostro territorio. Ciò  consentirà di capire immediatamente se la collocazione territoriale degli uffici pubblici è razionale o no. Magari scopriremo che alcuni soggetti che forniscono servizi analoghi (l’esempio classico è quello della Polizia di Stato e dei Carabinieri) hanno degli uffici molto vicini, che invece potrebbero essere meglio distanziati sul territorio. Oppure vedremo che in alcune città uffici pubblici che trattano pratiche analoghe sono molto distanti gli uni dagli altri generando un disservizio per il cittadino che si deve spostare da una sede ad un’altra. In questo senso, allora, l’idea dello sportello unico per le imprese che sul piano web è stato realizzato, sul piano del mondo reale potrebbe portare a delle ottimizzazioni. I dati raccolti aiuteranno gli stessi enti pubblici ad ottimizzare il proprio funzionamento.

Ma il questionario prende in considerazione anche i servizi giusto?

Sì non è solo un censimento geografico. Il questionario ci aiuterà a capire quali servizi vengono erogati dalle singole unità locali. Ma proprio per questo l’archivio aggiornato delle unità locali è fondamentale. È incredibile il fatto che noi conosciamo esattamente la distribuzione delle unità locali delle imprese e non invece quella delle unità delle amministrazioni pubbliche.

Lei ha parlato più volte dell’opportunità per il Paese di un censimento continuo. La rilevazione sulle istituzioni pubbliche potrebbe essere un primo tentativo?

Questa iniziativa va vista più complessivamente nello sforzo di raccolta di informazioni sulle pubbliche amministrazioni che ad oggi manca di un po’ di sistematicità. I soggetti che raccolgono i dati, infatti, sono diversi: pensiamo ai ministeri, alle regioni o alle province (che nel momento in cui diventeranno enti di secondo livello a loro volta dovranno essere monitorate). Riuscire a mettere in un schema concettuale prima, virtuale poi, su internet e sui database tutte queste informazioni, credo che sia una delle grandi sfide per ottimizzare il funzionamento della pubblica amministrazioni. Il commissario Bondi, ad esempio, nelle sue analisi ha evidenziato come fattore critico la mancanza di un sistema informativo completo come quello che possediamo per le imprese. Noi ci auguriamo che la raccolta di informazioni a livello di unità locale che abbiamo intrapreso con il censimento costituisca lo scheletro su cui tutte le altre informazioni potranno essere aggregate ed integrate.

Il censimento, però, è anche un obbligo di legge!

L’avvio della raccolta dei dati della seconda fase è assolutamente, coerentemente con la normativa, obbligatoria da parte di tutte le amministrazioni ed esiste una responsabilità chiara dei dirigenti. In tal senso è importante sottolineare che abbiamo una tempistica stretta ed è fondamentale che tutte le operazioni vengano completate entro la fine dell’anno. Abbiamo assoluta necessità di mettere queste informazioni a disposizione del Governo e degli enti locali nel 2013, in modo tale che la nuova legislatura possa partire con informazioni aggiornate sullo stato della pubblica amministrazione. Siamo sicuri che le future riforme e riorganizzazioni che avverranno si baseranno su dati certi. Il motto di Enaudi “conoscere per deliberare” è particolarmente vero in questo momento storico per le pubbliche amministrazioni, altrimenti, gli stereotipi di cui siamo pieni, resteranno ancora vivi.
Tutti nel settore pubblico dobbiamo collaborare alla trasparenza e alla precisione di questi dati.

FORUM P.A